Nel suddetto forum, qualcuno rinvanga la tesi che sostenevo io degli strappi dovuti alle frenate a sproposito, come se la cabina a valle si fosse frenata mentre a monte il tiro fosse continuato...
Per capirci qualcosa bisognerebbe avere una fotografia al microscopio dei fili spezzati.
Se l'argano avesse continuato a tirare durante continue frenate, sarebbe pensabile una prevalente rottura dei fili per trazione, cioè con la classica strizione a cono.
Viceversa, una rottura per fatica, dovuta ad esempio a continue oscillazioni in prossimità della testa fusa, potrebbe trovare riscontro nella situazione rappresentata nella seguente foto
Un fenomeno però non esclude l'altro e questo complica abbastanza le cose.
Sono anche state sviluppate funi apposite, di tipo composito acciaio + materiali smorzanti e autolubrificanti. Dovrebbero garantire una cospicua riduzione delle vibrazioni e un considerevole allungamento dei cicli di vita a fatica.
Sarebbe interessante capire che tipo di fune fosse quella che si è rotta al Mottarone. Qualcuno ha trovato questi dati?
La fune trattata nell'articolo postato da Lisa è una 6x19 (che anno data l'articolo?). Ovvero si tratta di 6 trefoli da 19 fili elementari ciascuno con al centro una anima tessile. Ogni singolo trefolo è costituito da un filo centrale diritto, da 6 fili ritorti attorno a questo filo centrale, da ulteriore ghiera esterna di 12 fili ulteriormente ritorti (penso in senso inverso alla prima ghiera). In totale abbiamo quindi 133 fili elementari.
L'anima tessile dovrebbe fare da "serbatoio" per l'olio/grasso che consente ai singoli trefoli che costituiscono la fune di poter scorrere tra loro, specie quando la fune deve fare "piega" su paranchi, ruotismi, ecc. Oltre a questo impedisce una prematura corrosione della stessa.
Nell'articolo si parla di ingrassaggio settimanale della fune, misura giornaliera del diametro esterno della fune ed ispezione visiva alla ricerca di rotture dei fili elementari. L'ingrassaggio della fibra centrale ovviamente è impossibile, ma il suo inspiegabile degrado ha impedito che la lubrificazione fosse mantenuta all'interno del cavo e quindi corrosione nei fili dei trefoli a suo contatto. Da qui rotture a fatica, ecc.
Solamente alla fine dell'articolo si accenna a controlli di tipo magnetoscopici.
Per chi fosse interessato, e a completamento del post precedente, aggiungo anche questo documento.
Si parla di lubrificazione (in produzione e in sito) in rapporto ai cicli di vita della fune da teleferica:
è una rottura per trazione, "accelerata" dalla fatica, dai cicli di carico e decarico dei fili. sì, una rottura per fatica. comunque, occorre vedere bene le foto del groviglio, quelle che circolavano già nei primi giorni, perché oltre ad aver notato la strizione dei fili, avevo ben notato che tanti fili erano rotti nella sezione ortogonale all'asse del filo mentre parecchi altri mostrano una rottura "diagonale" (con strizione) rispetto all'asse del rispettivo filo. quest'ultimo caso non è certo una rottura per trazione semplice del filo.
mi ero posto alcune domande (e "spero" che qualcuno le prenda in considerazione).
1) alcuni fili erano già rotti da tempo (senza che nessuno lo abbia rilevato o lo abbia voluto rilevare) )e quel giorno hanno ceduto gli ultini che partivano non rotti? se partivano tutti integri non credo che si possa avere il cedimento dell'intera fune in un colpo solo (al di là degli anni di esercizio della fune, o per dirla giusta, al di là del numero dei cicli di carico-scarico della fune).
2) rispetto all'attacco con la testa fusa, a che distanza è avvenuta la rottura della fune? (io ancora non lo so - in pratica, se la rottura è avvenuta al di là dell'attacco con la testa fusa, la storia non riguarda la testa fusa).
A proposito di fatica generata da vibrazioni...
Aggiungo questo video che mi è stato gentilmente segnalato da un collega:
Sotto l'ombrellone l'amico laureato in fisica mi ha detto, alla mia domanda: "Quanto è lungo un pezzo di corda?" "Dipende... da quanto va veloce la corda, o chi la misura". Ho anche ottenuto (alla stregua della precedente) dall'ingegnere meccanico in pensione la risposta: "Dipende... da quanto la tendi". L'umanista, non volendo esser da meno, mi chiesto di precisare chi avesse tagliato il pezzo in questione, "ma non lo so, non è importante, l'ha tagliata un Tizio qualunque!" "Allora, dipende... da quanta corda serviva al Tizio!"
Poi arrivò l'enigmista, quello dell'ombrellone vicino...
e disse: 14 lettere se includi l'articolo, 12 senza.
Tuttavia, trattandosi di un "pezzo" di corda, volendo potrebbe essere un numero (di lettere) compreso tra 1 e 5.
CITAZIONE (pisanel @ 17/8/2020, 09:34)
domanda : "quanto è lungo un pezzo di corda ?" risposta : "il doppio della metà"
Se siete sotto l'ombrellone e non sapete come passare il tempo, vi propongo qualche quiz di logica e cultura generale.
Non proprio un quiz qualsiasi, ma quello che è stato proposto agli aspiranti dirigenti della Città di Torino e che, come forse avrete letto sui giornali, pare abbia generato polemiche per presunte domande errate e/o troppo difficili.
Quindi c'è dell'altro in queste tabelle........forse derivano da prove sperimentali......oppure da codici di calcolo che tengono conto dei fattori di cui sopra.......epperò ogni produttore, pur con lamiere pressochè intercambiabili, spara i suoi numeri. Chi ha mai visto i rapporti di prova dei produttori di lamiere? Chi ha mai visto una relazione di calcolo a firma di un ingegnere sulle lamiere prodotte e vendute?
E' come richiedere la relazione di calcolo di un singolo profilato, o di un traliccio Pittini, al produttore...
Sono elementi che potrebbero definirsi "semilavorati", diventano struttura quando li si inserisce in uno schema resistente, tagliandoli a misura e completandoli con getti, bulloneria, saldature, ecc...
Le tabelle in questione hanno forse valore di certificati, o sono delle indicazioni di larga massima?
Che sappia io, in una relazione di calcolo, non è mai bastato scrivere "La lamiera è stata scelta in funzione di quanto riportato nella tabella X del produttore Y ". Questo è il primo passo, poi seguono tutte le verifiche che il professionista ritiene necessarie (al getto, al disarmo, al collaudo) , e di cui si assume la piena responsabilità.
3. Per le ditte che costruiscono manufatti complessi in metallo fabbricati in serie, i quali assolvono alle funzioni indicate negli articoli 53, comma 1 e 64, comma 1, la relazione di cui al comma 1 del presente articolo deve descrivere ciascun tipo di struttura, indicando le possibili applicazioni e fornire i calcoli relativi.
Una semplice lamiera grecata è ascrivibile ad un manufatto complesso?
Si tratta di un manufatto la cui statica è assicurata in tutto o in parte da elementi strutturali in acciaio o in altri metalli, o è essa stessa un elemento in acciaio? Io direi più la seconda...
Ora, che le lamiere vengano scelte sulla base di tabelline sulla carta patinata dei depliant pubblicitari dei vari produttori, a me non sta bene.
Io sapevo che:
l'uso delle tabelline costituisce da sempre un predimensionamento di larga massima; la verifica di resistenza va fatta con i dati geometrici indicati dal costruttore ed accettati, previa eventuale verifica, dal calcolista. La responsabilità finale per quanto attiene gli errori di progettazione è di chi firma il progetto strutturale.