Il Bar dell'Ingegneria

Approfittando di Ruy - Norme Brasiliane

Cemento armato ordinario e precompresso

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    utente bannato dal bar il 07/12/2016

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    tex, credo che corre l'obbligo inserire almeno altre 4 barre tra i 4 fi dei 4 spigoli, per i minimi geometrici di normativa...
    quindi la verifica eureliana dovrebbe andare più liscia, anche se diminuisci il diametro
     
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    Anche stavolta sono costretto a rivedere le formule utilizzate da Tex.

    Il momento di inerzia di una sezione circolare non è pari, come lui scrive, a: π·D2/64

    ma più correttamente: π·D4/64

    Senza dover fare tutti i suoi passaggi (ovvero senza passare dalla sigma euleriana) ma determinando direttamente il carico critico di instabilizzazione, sempre se anche io non ho commesso errori, si ha:

    Pcr=π2·E·J/l022·2.05·E5·π·204/64/4002=99317 N

    (dove 400 sono i millimetri di lunghezza libera di inflessione volendo applicare il coefficiente 2/3 proposto da Tex invece del canonico 0.5).

    A questo carico di instabilizzazione corrisponderebbe una sigma di:

    99317/(π·D2/4)=316 N/mm2

    (Che come vedete non sono affatto pochi).
    Rimanendo nel campo dei numeri, e senza tenere conto di momenti, trasporti, basculamenti, ecc. la sezione costituita dalle 4 barre in questione sarebbe in grado di sopportare uno sforzo normale (costituito quindi dal peso dei tronchi di pilastro che ci stanno sopra) pari a 99317·4=397268 N
    Diciamo quindi circa 40 'vecchie' tonnellate. Che obiettivamente non sono poche.

    Ma, e ve lo lascio come spunto di riflessione, perchè il tempo stringe e devo per forza iniziare a lavorare: a che prezzo?
     
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    Prima di esprimermi sul sistema di cui Ruy ha postato le foto, posto io delle foto con sistema 'più italiano' di realizzazione di pilastri per edifici pluripiano.

    Qui il 'piede' di un pilastro pluripiano:

    jpg

    A parte il mio dito potete vedere le barre che escono dal fondo del pilastro e che andranno ad inghisarsi in fondazione (dove sono presenti delle guaine corrugate di profondità opportuna).
    Si potrebbe fare anche al contrario, ovvero con barre uscenti dalla fondazione e guaine corrugate sul fondo del pilastro, ma il sistema della foto ha il 'pregio' di spostare la zona di ancoraggio delle barre in fondazione, ovvero fuori dalla zona critica dello stesso.

    Allo stesso modo il pilastro superiore verrà posizionato e solidarizzato su quello inferiore, tramite guaine corrugate nella testa del pilastro inferiore, e barre uscenti dal fondo del pilastro superiore.
    Altra foto con la testa del pilastro inferiore:

    jpg

    Le 'scatolette' sul fondo pilastro della prima foto (a metà lato sezione), e i tirafondi filettati sulla testa pilastro di questa ultima foto, oltre a far 'forza', permettono il centraggio 'esatto', del pilastro superiore su quello inferiore, la sua corretta messa in quota ed la sua appiombatura.

    Qui una foto che vi da l'idea della 'congestione' di staffe e barre sul fondo pilastro (ma più o meno simile è la situazione in testa con le guaine):

    jpg

    Per darvi una idea dei diametri, le barre negli spigoli sono dei Ø28 mm, invece quelle più grandi del Ø40 mm.

    Trattasi di un pilastro destinato ad una struttura con 5 impalcati.

    Nelle guaine corrugate, terminate le operazioni di montaggio del pilastro, viene gettata una malta cementizia antiritiro, molto fluida, tipo Emaco o malta similare delle tante ditte esistenti.
    Con il sistema delle foto, le guaine si riempono per normale colatura, sfruttando la forza di gravità (che sarà.....interna o esterna al sistema? :huh: ), avendo avuto cura di creare una piccola cassettina al piede del pilastro per poter far arrivare la suddetta malta a riempire completamente non soltante le guaine ma anche l'intercapedine tra fondazione e piede pilastro, oppure tra testa e piede pilastro nel caso di giunzione intermedia.
     
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    CITAZIONE (zax2013 @ 19/5/2015, 13:33) 
    la forza di gravità (che sarà.....interna o esterna al sistema? :huh: )...

    Semplice no?
    Se è una causa allora è esterna se invece è una forza allora no.
     
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  5. RUYTGUERRA
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    Anexo uma planilha para ser validada acompanhando suas fórmulas, não sei se seria para divulga-la neste local.
    Obrigado por acompanhar este estudo


    planilha%2Bpilar
    File Allegato
    pilares_pluripiano.xlsx
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    Ancor prima di addentrarmi nel sistema Ruy, spieghiamo il sistema "italiano" (non ho altri nomi con cui battezzarlo, ma l'impressione è che altrove le cose si facciano in altro modo, da qui il nome).

    Cominciamo intanto con il rispondere alla prima domanda: perchè non fare il pilastro tutto intero?

    I motivi sono tutti di ordine pratico (perchè è ovvio che un pilastro monolitico da un punto di vista 'teorico' è certamente meglio è più 'desiderabile').

    Un pilastro da 20 e passa metri deve essere gettato su un cassero di questa lunghezza. E già è difficile trovarne negli impianti di prefabbricazione, a meno di non assemblare pezzi di casseforme, con il rischio di avere pilastri 'polilinei' e non 'rettilinei'.
    Poi un pilastro tutto intero di quelle dimensioni ha grossi problemi di movimentazione. Bilancini e carri ponte dello stabilimento possono già essere fuori portata.
    Infine il trasporto, quasi sicuramente speciale non tanto per le dimensioni quanto per il peso.
    Non ultimo il raddrizzamento, e la necessità di avere in cantiere una gru di idonea portata.

    La seconda domanda è: come funziona staticamente l'intero edificio?

    Diciamo subito che le cose funzionano meglio in pratica che in teoria (nel senso letterale dei due termini).

    Infatti, come ormai tradizione nelle strutture industriali, i prefabbricatori italiani non provano mai ad avere continuità ai nodi. Ma le travi rimangono sempre in regime di semplice appoggio.
    Questo consente di avere anche travi piuttosto lunghe, che si 'tengono su' con la precompressione che serve, senza la necessità di rinzeppare i nodi di monconi, barre, sistemi vari di continuità delle armature, ecc.
    (L'alternativa per rendere i nodi 'umanamente armati' è quella di restringere i campi strutturali, ma diminuendo parecchio lo 'appeal' della struttura prefabbricata nei confronti di una struttura tradizionale).
    Le fasi di montaggio risultano così semplici e tutto sommato sbrigative.
    Per il calcolista è una manna dal cielo in quanto non deve pensare alle varie fasi di lavoro delle travi, dei nodi, appoggi in prima fase, continuità in seconda, ecc.

    D'altra parte questa 'pratica' semplicità si paga dal punto di vista 'teorico'.
    Zone dissipative concentrate solamente al piede dei pilastri; schema strutturale in cui i pilastri sono delle mensole svettanti verso il cielo e quindi con momenti alti al piede e conseguente dimensionamento delle fondazioni; estrema deformabilità della struttura.

    Fortuna che bisogna salire da impalcato ad impalcato, ed ecco quindi che sono assolutamente i benvenuti i vani scala ed ascensore in opera, che per lo meno rendono più rigida la struttura (oltre che a scaricare i pilastri da un bel po' di momenti flettenti).

    Edited by zax2013 - 19/5/2015, 17:41
     
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    CITAZIONE (RUYTGUERRA @ 19/5/2015, 14:03) 
    ... não sei se seria para divulga-la neste local.
    Obrigado por acompanhar este estudo

    La pubblicazione va bene ovunque ed in questo caso non c'è miglior collocazione che non questa.

    Ho visto che hai dedicato il foglio al bar.
     
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  8. _automa_
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    mi permettete una considerazione dall'alto valore scientifico riguardo le foto delle armature postate da zax...

    "mincia buddellu!"

    giusto per scherzare!
     
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    Ruy, ho dato una occhiata al tuo foglio.
    Hai seguito le indicazioni fornite da Tex, e quindi ricavato lo sforzo normale sulle barre del tratto libero del pilastro.

    Pare che tutto funzioni. Ma purtroppo le barre libere non sono sollecitate soltanto da sforzo normale.
    Perchè basta che il tratto di verifica non sia posizionato in mezzeria, come pare tu assuma, perchè su quella sezione agisca anche uno sforzo di taglio. E con l'esempio della foto da te postata, potrò certamente avere, su un pilastro con 2 o 3 tratti liberi, certamente la condizione che indico.

    Quindi oltre che dallo sforzo normale calcolato, ogni singola barra viene sollecitata anche da un momento flettente pari a:

    T/n*h

    (dove T è il taglio nella sezione 'libera' in fase di sollevamento, n il numero di barre libere totale della sezione, h la parte libera delle barre)

    Momento flettente che genera nella sezione circolare della barra una ulteriore tensione a farfalla da sommare agli sforzi normali prima determinati.

    Io ho l'idea che per quanto piccolo, questo momento possa facilmente mettere in crisi le barre, che raggiungerebbero e supererebbero rapidamente le tensioni di snervamento.
     
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  10. RUYTGUERRA
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    Bom dia

    Zax este estudo se baseia na dissertação da Universidade Técnica de Lisboa, (ver no baixe aqui na página 70)

    Creio que tem razão na sua colocação, mas, qual seria o caminho?

    Baixe aqui a dissertação:

    baixe aqui>>>http://minhateca.com.br/clubedoconcreto/dissertacao,562409063.pdf


    Em Portugal:

    lisboa
     
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    utente bannato dal bar il 07/12/2016

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    CITAZIONE (zax2013 @ 20/5/2015, 11:37) 
    Ruy, ho dato una occhiata al tuo foglio.
    Hai seguito le indicazioni fornite da Tex, e quindi ricavato lo sforzo normale sulle barre del tratto libero del pilastro.

    Pare che tutto funzioni. Ma purtroppo le barre libere non sono sollecitate soltanto da sforzo normale.
    Perchè basta che il tratto di verifica non sia posizionato in mezzeria, come pare tu assuma, perchè su quella sezione agisca anche uno sforzo di taglio. E con l'esempio della foto da te postata, potrò certamente avere, su un pilastro con 2 o 3 tratti liberi, certamente la condizione che indico.

    Quindi oltre che dallo sforzo normale calcolato, ogni singola barra viene sollecitata anche da un momento flettente pari a:

    T/n*h

    (dove T è il taglio nella sezione 'libera' in fase di sollevamento, n il numero di barre libere totale della sezione, h la parte libera delle barre)

    Momento flettente che genera nella sezione circolare della barra una ulteriore tensione a farfalla da sommare agli sforzi normali prima determinati.

    Io ho l'idea che per quanto piccolo, questo momento possa facilmente mettere in crisi le barre, che raggiungerebbero e supererebbero rapidamente le tensioni di snervamento.

    e già,
    T in fase di sollevamento è stimabile, ma c'è anche la fase di "assestamento", i primi secondi del sollevamento, che induce T non stimabili.
    ma anche se lo T in fase di sollevamento inducesse azioni (tensioni) reversibili, una volta messi in piedi i tronchi, la sezione del nodo senza calcestruzzo è soggetta ad un (altro) momento flettente, quest'ultimo difficilmente quantificabile.
    se i tratti sono due (1 solo nodo) il problema è ben più contenuto rispetto ad una pilastrata con tre tratti (2 nodi).
    ...
    che questi siano alcuni dei motivi per i quali il sistema con "i nodi non gettati" non ha preso tanto piede in Italia e altrove?

    P.S.
    E le tensioni sull'acciaio presenti prima del getto del nodo, che sono apprezzabili (che possono arrivare all'ordine dei 100 Kg/cm2 vengono debitamente tenute in conto?
    Ritornando alla questione circa la verifica di instabilità con il metodo eureliano, secondo voi è lecito applicare questa teoria su una barra alta solo 40 cm (la teoria eureliana è riconosciuta valida per elementi 8 o 20 volte i 40 cm).
     
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    Salvatore, se la T in fase di sollevamento non fosse stimabile, come dici tu, allora non sarebbe possibile ottenere pezzi integri nel 100% dei casi in cui gli elementi si sollevano.

    Viceversa si possono stimare, con opportuni coefficienti moltiplicativi, le azioni dinamiche dovute a 'strappi', aderenze al cassero, effetti ventosa, oscillazioni in fase di traslazione dell'elemento, ecc.

    Visti i mezzi di sollevamento che volutamente hanno velocità di traslazione verticale modesta, l'incremento del taglio (o del momento) statico è al massimo dell'ordine del 15%, viceversa per l'aderenza al cassero si può arrivare anche al 50%, specie per elementi con ampia superficie di contatto con il cassero (tegoli, pannelli, elementi alari, ecc.)
     
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    Ruy io immagino che tu ti riferisca a questa specifica pagina della pubblicazione di cui hai riportato il link:

    png

    Dove effettivamente viene mostrato il procedimento che hai implementato nel foglio di calcolo.

    Sembrerebbe che gli effetti del taglio di cui parlo (e che sono massimi proprio nelle barre libere vicino al gancio di sollevamento a destra nella figura) vengano 'sbrigativamente' assegnate alle 'cantoneire' (*) posizionate negli spigoli del pilastro, lasciando alle barre il solo sforzo normale.

    Sarà anche così, e certamente visto che la rigidezza dell'angolare è maggiore di quella delle barre (probabilmente, ma non conoscendo le dimensioni dell'angolare....) in un sistema in parallelo buona parte del taglio verrebbe assorbito dai primi piuttosto che dalle barre. Però mi pare manchi la verifica in ogni caso. E che l'ipotesi sia lasciata alla speranza.


    (*) Noto una certa assonanza con il dialetto (o lingua) siciliano per cui la "cantunera" è l'angolo di un quartiere, l'incrocio di una strada.
     
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  14. RUYTGUERRA
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    Existe a Turquia que também fabricam estes pilares, veja as fotos abaixo e o link da publicação:

    baixe aqui: http://minhateca.com.br/clubedoconcreto/PI...a,562488689.pdf
    turquia1

    turquia%2B2
     
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    Se posso permettermi Ruy, il mondo è pieno di pazzi!

    Ok per i pilastri della secondo foto che come vedi hanno dei ferri ad X che controventano le barre libere del pilastro.......ma la prima foto......la prima foto.......

    Lasciare il tronco del pilastro non gettato e montare tutta ed intera la copertura??!???
     
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114 replies since 15/5/2015, 17:56   4340 views
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