Il Bar dell'Ingegneria

Fondazioni orizzontali

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  1. VILLOCONGER®
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    imo nella verifica alla traslazione va considerato attrito (se vuoi anche un po' di coesione) e la resistenza passiva del terreno
    Nel calcolo della azione verticale c'è il peso del blocco ma anche il momento. un dente di approfondimento della fondazione tipo quelli che si usano nei muri di sostegno da una bella mano alle verifiche
     
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    CITAZIONE (zax2013 @ 9/5/2015, 10:57) 
    Tex!!!!!!!!!!!!!!!

    I tuoi criteri di verifica a scorrimento lasciano un pò a desiderare.
    Io, precedentemente, ti ho dimostrato che anche con un coefficiente di attrito 0.84 (il tan(40) - e non il tuo 'misero' 0.50) il blocco scorre.

    D'altra parte se utilizzi la formula sbagliata è assai facile prendere fischi per fiaschi.

    Infatti: se P è il peso del blocco, la forza di 'incipiente scorrimento' può valere al massimo P·f (fisica classica, nulla di più).
    Affinchè ci sia l'equilibrio dovrà valere la disequazione:

    P·f>F

    (dove F è la forza che tende a trascinare il blocco).
    Ora, portando F al primo membro, ed f al secondo, la formula 'vera' diventa questa:

    P/F>1/f

    e non la tua sballata P/F>f.
    D'altra parte un misero blocco da 336 t come può resistere ad una forza che tende a farlo scorrere di 500 t se il coefficiente di attrito non è parecchio maggiore di 1 (precisamente dovrebbe valere al minimo 500/336=1.49)?

    Detto questo, tu eri partito dall'assunto di non voler tenere conto del terreno circostante per far tornare le verifiche. Poi però concludi che essendo il blocco interrato la verifica a scorrimento è superflua.

    Ora, a parte farti riflettere su questo cambio di 'direzione di marcia', voglio farti riflettere anche che su quel terreno che dovrebbe impedire lo scorrimento come minimo noi dovremmo ipotizzare delle superfici di rottura e dei meccanismi resistenti in opposiozine proprio all'azione che vogliamo bilanciare, e quindi valutare se in base alle azioni esterne il terreno è in grado, estrinsecando proprio quei meccanismi ipotizzati, di rispondere positivamente e con quale grado di sicurezza.

    Come vedi, a mio modesto parere, il tuo "superfluo" mi pare o un azzardo o un voler nascondere la testa sotto la sabbia.

    Il mio è stato solo un tentativo di trovare la soluzione numerica al problema magari utilizzando impropriamente antiche formule per il calcolo dei muri di sostegno a gravità. L'unica spiegazione che immagino per dimostrare che la fondazione non scivola, (trascurando la spinta passiva del terreno che ho già visto essere modesta rispetto al tiro) è che vi sia un coefficiente di attrito molto maggiore rispetto a quello da te ipotizzato, anche in considerazione della componente delle forze interne all'impronta del plinto e che lo schiaccia anteriormente verso il basso.
    Proviamo a pensare a due blocchi di calcestruzzo, ed applichiamo delle forze orizzontali con il punto di applicazione raffigurato sotto, potrebbe darsi che il blocco A scivoli più facilmente rispetto al blocco B, quindi abbia meno attrito col terreno sottostante.
    La forza attrito dipende esclusivamente dalle superfici a contatto e dalla forza equilibrante verticale (nel nostro caso solo il peso del blocco di fondazione), l'unico accorgimento è che la risultante delle forze cada all'interno della pianta del blocco, quindi sia verificato al ribaltamento.

    Coefficienti di attrito indicativi sperimentalmente trovati in letteratura:
    legno su legno [mu_s=0.30 - 0.70]
    metallo su ghiaccio [mu_s=0.03-0.05]
    alluminio su alluminio [mu_s=1.10-1.70]
    pelle su legno [mu_s=0.20-0.50]
    pelle su metallo [mu_s=0.30-0.60]

    la forza di attrito F che si oppone al moto vale
    F=mu_s*P dove P è la forza spingente (nel nostro caso 500 ton)

    Facendo due conti si potrà notare che per la verifica a scorrimento avremmo bisogno di un coefficiente di attrito mu_s=1.50 tra calcestruzzo e terreno, ma la letteratura parla di valori molto inferiori intorno a 0.40-0.60.

    Edited by texitaliano64 - 20/6/2015, 17:37
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    blocchi

     
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    @Zax
    Credo che lo schema di fondazione per la testata di pretensione non sia come quello da te ipotizzato, ma in realtà dovrebbe essere come da schema allegato, quindi il calcolo va condotto in maniera differente rispetto a quanto inizialmente ipotizzato.
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    testata

     
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    Con questo schema in cui le due testate di tiro sono collegate da una platea la verifica alla traslazione dovrebbe essere superata dalla verifica a compressione/stabilità della soletta, mentre la verifica a ribaltamento sarebbe superata dalla verifica a flessione/ presso flessione sempre della soletta.
    In definitiva le verifiche di tipo geotecnico sarebbero superate. Sbaglio?
     
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  5. VILLOCONGER®
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    Assolutamente no imo
     
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    Si in effetti non considerare la presenza del pavimento industriale non permette la verifica allo scorrimento, a meno di non fare un plinto gigantesco che contrasti in toto il tiro, e in tal caso si potrebbe calcolare come un muro di sostegno in cls a gravità.
    Sarei propenso a pensare ad un mix tra il contributo del plinto ed il contributo della soletta.
    Se considero un coefficiente di attrito calcestruzzo su terreno di 0.50 abbiamo che:
    mu_s=0.50 (coefficiente di attrito calcestruzzo-terreno)
    P=500ton (forza di tiro)
    W=336ton (peso plinto)
    F=mu_s*W=0.50*336=168ton (forza di attrito)
    Se trascuriamo il terreno antistante al plinto il pavimento sarà compresso con una forza di F1=P-F=500-168=332ton
    considerando l'impronta del pavimento industriale C25/30 spesso 20cm e largo quanto il plinto 400cm abbiamo che:
    sigma_c=332000/(20*400)=41.5kg/cm2 << sigma_c amm, se invece teniamo conto di tutta l'area frontale che preme sul terreno abbiamo che sigma_t=332000/(280*400)=2.96kg/cm2.

    Edited by texitaliano64 - 21/6/2015, 16:30
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    attrito

     
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  7. Andrea Baglini
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    Ciao ragazzi ho seguito la conversazione e volevo chiedervi un opinione per quanto riguarda il sistema statico e le armature delle fondazioni e della soletta. In prima ipotesi, se si considera tutta la piattaforma ( due fondazioni connesse da una soletta ) il momento sulla soletta verrà enorme , mentre se si considera singolamente ogni fondazione si considera, ovviamente , che tutte le sollecitazioni non si trasmettano alla soletta. Quale delle due ipotesi è quella più vicina alla realtà? grazie
     
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    Recentemente ho avuto l'opportunità di visionare il progetto e la relazione di calcolo delle fondazioni di una testata di tiro da 1200ton per un cassero autoreagente per travi precompresse di lunghezza fino a 50m, la fondazione di questa opera non rispecchia ne la geometria ne lo schema statico di quanto visto in questo topic. Tuttavia suggerisco il metodo di calcolo adottato per risolvere anche il quesito proposto da zax. Nel caso da me visionato il calcolo è stato condotto in prima fase con la determinazione della pressione limite utilizzando la formula generale di Brinch-Hansen, successivamente è stata eseguita una verifica degli spostamenti e delle pressioni massime SLE ed SLU, tramite software FEM modellando la fondazione su terreno alla Winkler, e quindi raffrontando le pressioni ottenute con il carico limite.
     
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    CITAZIONE (texitaliano64 @ 8/5/2015, 21:58) 
    Si potrebbe fare un conto spannometrico senza tener conto del contributo del terreno od altro, ad esempio:

    Trascrurando i pesi propri della spalla, all'estradosso del plinto abbiamo:
    M = 500 x 0.8 = 400 tonxm

    Prendendo in considerazione un plinto di 10x4x3 si ha:

    P.plinto = 10 x 4 x 3 x 2500 = 300000 Kg pari a 300 ton

    Il momento ribaltante e quello stabilizzante rispetto ad uno spigolo del plinto valgono:
    Mrib = 400 + 500 x 3.5 = 2150 tonxm
    Mstab = 300 x 5 = 1500 tonxm
    con coefficiente di sicurezza pari a eta=0.70

    Ma giocherellando con le misure si potrebbe ulteriormente ottimizzare la geometria.

    Editato come da osservazione di zax

    Buon giorno, mi è stato chiesto di progettare la fossa e i piantoni per una pista di precompressione; ho letto la discussione e volevo chiedere alcuni chiarimenti:
    -perchè il momento ribaltante è nell'esempio 400+500x3.5? non dovrebbe essere solo 500x3.5 ovvero il tiro massimo per il braccio rispetto al punto di rotazione?
    -c'è qualche normativa che fissa i coeff di sicurezza per questo tipo di strutture?
    -in riferimento ai piantoni in acciaio, a quanto secondo voi bisogna limitare le deformazioni per evitare che le stesse comportino in fase di tiro una diminuzione del tiro stesso?
    se poi nel frattempo qualche anima buona ha trovato esempi di calcolo o documentazione su questo tipo di strutture, se fosse possibile visionarla gliene sarei molto grato.
    saluti a tutti e un grazie a chi vorrà rispondermi.
     
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    Ciao Dema, ti ho letto nell'altro forum e proprio ieri avevo riletto questa discussione che io stesso avevo "lanciato".

    Tex ai tempi aveva fatto un po' di sviluppi numerici non sempre corretti.

    In questo caso aveva prima calcolato il momento ad estradosso plinto (il 500x0.80, immaginando che 0.80 m fosse la massima altezza della risultante dei trefoli rispetto, appunto, all'estradosso plinto), quindi aveva "trasportato" il taglio a quota -3.00 m per avere il momento a quota intradosso plinto. Peccato che aveva i numeri ballerini, per cui invece di 500x3.00 (3.00 m l'altezza del plinto), non so perchè ha messo 3.50 m.
    Ma il concetto è assolutamente corretto.

    Se cerchi normative non ne trovi. Così come documentazione tecnica. Sembrano degli "oggetti" che non hanno mai appassionato alcuno studioso.
    Circa la deformazione. Considera che su una pista di 100 m i trefoli quando tesati alla loro tensione di lavoro (circa 14000 kg/cm²) si allungano di circa 14000x10000/2000000=70 cm. E con lo stesso criterio se il puntone tende a deformarsi, via via che tesi gli altri trefoli, ogni cm di deformazione gli fa perdere 200 kg/cm², che non sono noccioline.
    A mio avviso, nella ragionevolezza, devi stare nell'ordine di pochi millimetri alla massima portata della pista.
     
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    CITAZIONE (zax2013 @ 19/3/2024, 08:42) 
    Ciao Dema, ti ho letto nell'altro forum e proprio ieri avevo riletto questa discussione che io stesso avevo "lanciato".

    Tex ai tempi aveva fatto un po' di sviluppi numerici non sempre corretti.

    In questo caso aveva prima calcolato il momento ad estradosso plinto (il 500x0.80, immaginando che 0.80 m fosse la massima altezza della risultante dei trefoli rispetto, appunto, all'estradosso plinto), quindi aveva "trasportato" il taglio a quota -3.00 m per avere il momento a quota intradosso plinto. Peccato che aveva i numeri ballerini, per cui invece di 500x3.00 (3.00 m l'altezza del plinto), non so perchè ha messo 3.50 m.
    Ma il concetto è assolutamente corretto.

    Se cerchi normative non ne trovi. Così come documentazione tecnica. Sembrano degli "oggetti" che non hanno mai appassionato alcuno studioso.
    Circa la deformazione. Considera che su una pista di 100 m i trefoli quando tesati alla loro tensione di lavoro (circa 14000 kg/cm²) si allungano di circa 14000x10000/2000000=70 cm. E con lo stesso criterio se il puntone tende a deformarsi, via via che tesi gli altri trefoli, ogni cm di deformazione gli fa perdere 200 kg/cm², che non sono noccioline.
    A mio avviso, nella ragionevolezza, devi stare nell'ordine di pochi millimetri alla massima portata della pista.

    Grazie mille della risposta, effettivamente sono due giorni che cerco in rete e l'unica cosa che ho trovato è questa discussione.. speriamo che altri diano il loro contributo.
    Grazie ancora
     
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25 replies since 6/5/2015, 17:46   1619 views
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