Il Bar dell'Ingegneria

Su Morandi

Quello che diceva l'Ing. Riccardo, quel che si dice oggi

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    CITAZIONE (quattropassi @ 31/8/2018, 16:56) 
    Bene, adesso, dopo molte chiacchiere, vediamo qualcosina di un po' più tecnico.
    Su indicazione di un avventore del bar (che ringrazio vivamente), consideriamo
    Informes de la Construcción Vol. 21, nº 200, Mayo de 1968
    e vediamo un poco cosa si scriveva 50 anni fa sul ponte sul Polcevèra

    Viaducto sobre el Polcevèra en Génova - Italia (link - PDF)

    Buona lettura

    Tanto per iniziare si vede bene il sistema di tiranti provvisori che servivano a rendere autoportante la parte di travata inizialmente costruita a sbalzo.

    Vedendo alcune foto spettacolari della costruzione, ove il cassone ancora privo di stralli rimaneva sospeso in aria, non capivo come avessero fatto.



    L'autoportanza evidentemente c'era, ed era così efficace da supportare non solo il peso proprio dell'aggetto, ma anche i carichi di cantiere.

    Poi, dagli appunti del Morandi (prima circolati su Facebook, poi pubblicati sul Secolo XIX), ho capito il perchè...

    I dubbi definitivi me li ha tolti questa serie di foto, reperita in rete, in cui si vede il potente sistema di trefoli temporanei, supportato da alcuni setti in CA, anch'essi temporanei.





    Si creava così una sorta di "trave armata rovescia", i cui elementi cavo, opportunamente tesati, permettevano la "magia".

    Indubbiamente Geniale!

    Inutile dire che questa informazione invalida pesantemente alcune teorie "complottare" diffuse sui Social, in cui si sostiene, senza evidenza scientifica alcuna, che gli stralli avevano l'unica funzione di limitare le vibrazioni del sistema, quindi, in caso di rottura degli stessi, il cassone avrebbe retto da se poiché originariamente costruito autoportante.

    Non serve un ingegnere per capire che l'eliminazione dei suddetti tiranti provvisori, dopo la messa in tensione degli stralli, faceva decadere definitivamente questa caratteristica.



     
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    CITAZIONE (zax2013 @ 31/8/2018, 17:23) 
    Finalmente, a pagina 10, si vede come sono ancorati i trefoli in sommità alle antenne. Che era una curiosità che avevo da quando guardo le foto di queste parti abbastanza esili del ponte.
    Ovvero i trefoli non sono ancorati in sommità, ma con raggio di curvatura abbastanza stretto deviano andando a "trefolare" anche lo strallo opposto.
    Alla fine i trefoli immagino siano stati tesati sia dalla testata sinistra (in basso all'attacco dello strallo con l'impalcato), che dall'altro.

    Ma.............questo significa che il cedimento dello strallo di destra, giocoforza, provoca il cedimento anche dello strallo di sinistra.
    E pertanto le varie simulazioni, il cremoniano delle forze, che vedo girare in rete non hanno senso.

    Eh si...

    Per come è disegnato viene da pensare che una rottura dello strallo sinistro, in cima all'antenna, causi l'istantaneo sfilamento del suo omologo complanare destro. Questa è la prima cosa che ho pensato vedendo i disegni strutturali.

    Una situazione del genere porterebbe ad una violenta torsione dell'impalcato, perdita repentina dei vincoli alle estremità, sbandamento laterale e franamento dell'intero cavalletto.

    La cinematica sarebbe compatibile con l'ormai famoso filmato amatoriale che circola in rete, ma anche con quello in cui si vede il riflesso dell'impalcato mentre crolla (quello prodotto dalle videocamere di sorveglianza)

    Poi però c'è questa foto diffusa dall'ANSA...



    Riprende la parte terminale dell'antenna, probabilmente la parte sinistra (o destra, dipende da che lato la si guarda) ed i tiranti sembrano strappati, non sfilati...

    Purtroppo dalle foto diffuse non sono riuscita ad individuare l'altra sella.

    Per curiosità, mi piacerebbe darci un'occhiata, magari qualcuno mi aiuta e riesce a trovarla...

    Edited by lisa_camayana - 31/8/2018, 22:19
     
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    CITAZIONE (quattropassi @ 31/8/2018, 16:56) 
    Bene, adesso, dopo molte chiacchiere, vediamo qualcosina di un po' più tecnico.
    Su indicazione di un avventore del bar (che ringrazio vivamente), consideriamo
    Informes de la Construcción Vol. 21, nº 200, Mayo de 1968
    e vediamo un poco cosa si scriveva 50 anni fa sul ponte sul Polcevèra

    Viaducto sobre el Polcevèra en Génova - Italia (link - PDF)

    Buona lettura

    In realtà il documento spagnolo è la traduzione dell’analogo documento italiano del Prof. Ing. Riccardo Morandi, come è correttamente riportato sotto il titolo in spagnolo.
    Forse in italiano si legge più facilmente……
    https://www.ingenio-web.it/20925-il-viadot...gli-progettuali

    Dice Morandi: “I tiranti ….sono collegati alla travata a mezzo di un apposito trasverso e passano sopra l’antenna gravando su una speciale sella costituita da lamiere e profilati annegati nel calcestruzzo”
    Nella tavola VI a pg 11 del file IT (identico a pag 10 del file spagnolo) c’è il disegno di dettaglio dello scavalcamento e della sella con la piastra di fissaggio; nella successiva fotografia 40 – Il montaggio dei tiranti - si vedono benissimo i tiranti a cavalcioni dell’asta di collegamento superiore delle 2 antenne (sul file spagnolo la foto è spostata a pag.17).

    Quello che lascia allibito un meccanico come me (che ha sempre lavorato in aziende manifatturiere private, per cui non so nulla di progettazione strutturale ma sono un operativo…) è la disposizione delle 24 funi nel punto superiore dell’antenna.
    Immaginate la sez. BB spostata sul culmine della sella e poi immaginate di mettere in tensione i tiranti all’altezza dei 2 impalcati.
    Salvo ci sia un “trucco” che non riesco ad immaginare, la prima fila di 6 funi schiaccia la seconda, la seconda schiaccia la terza, ecc… con il risultato che, secondo me, le funi che si trovano sotto vengono fortemente appiattite.
    Negli impianti di sollevamento, una fune appiattita viene (quasi) sempre scartata e distrutta perché non da più garanzie (Iso 4309, la cui prima edizione risale al 1981 e l’ultima al 2010….).

    Mi preoccupa ancor di più leggere l’intervista dell’ing. Camomilla
    https://www.ingenio-web.it/20939-ing-camom...orandi-nel-1992
    “Durante uno di questi controlli scoprimmo che sull’ultima porzione di uno strallo, in cima alla struttura del numero 11, sullo strallo lato Genova (lato nord), il cemento aveva lasciato scoperta una porzione d’acciaio e questo aveva portato alla corrosione per dissoluzione di circa il 30 % dei trefoli.”
    Prosegue l’ing. Camomilla e questa è la parte più preoccupante
    “Il difetto costruttivo era questo: i fili ad altissima resistenza avrebbero dovuto essere tra loro tutti distanziati per essere tutti avviluppati dal calcestruzzo, che ha un notevole potere di protezione dalla corrosione delle strutture di acciaio. A causa di un difetto costruttivo, invece, tutti questi fili si sono trovati impacchettati in sommità alla pila, per cui non erano bene avviluppati dal calcestruzzo. Questo consentiva il passaggio di una parte di aria, e quindi l’attacco dell’acciaio.”

    Quindi secondo ing. Camomilla e, prima di lui, credo, secondo ing. Morandi, erano sufficienti 2-3 cm di cls per tenere distanziati ciascuno dei 24 cavi d’acciaio quando i tiranti sono in trazione con il ponte sotto il carico costituito da un “treno indefinito di carichi militari da 61,5 tonn” (circolare 384/1962) ??? Lasciando perdere i carichi alternati e la fatica …..
    Ed invece, nel 1992, i 24 cavi NON “erano impacchettati in sommità” alle pile 9 e 10 ??
    Mah ……
     
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    il brevetto M5 (manuale per progettisti)

    www.ingdeiuliis.it/Download/M5.pdf
     
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    Intanto qui c'è una relazione descrittiva originale (sono visibili le correzioni a penna di Morandi), redatta a lavori terminati.












    Qui il link alla pubblicazione di Domus: https://digitaledition.domusweb.it/webplay...&displaypages=2

    Ora bisognerebbe trovare la relazione di calcolo....

    Forza Ragazzi "uscite" ste calcolazioni :)
     
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    CITAZIONE (wapi51 @ 1/9/2018, 00:22) 
    In realtà il documento spagnolo è la traduzione dell’analogo documento italiano del Prof. Ing. Riccardo Morandi, come è correttamente riportato sotto il titolo in spagnolo.
    Forse in italiano si legge più facilmente……
    www.ingenio-web.it/20925-il-viadot...gli-progettuali

    Quello che lascia allibito un meccanico come me (che ha sempre lavorato in aziende manifatturiere private, per cui non so nulla di progettazione strutturale ma sono un operativo…) è la disposizione delle 24 funi nel punto superiore dell’antenna.
    Immaginate la sez. BB spostata sul culmine della sella e poi immaginate di mettere in tensione i tiranti all’altezza dei 2 impalcati.
    Salvo ci sia un “trucco” che non riesco ad immaginare, la prima fila di 6 funi schiaccia la seconda, la seconda schiaccia la terza, ecc… con il risultato che, secondo me, le funi che si trovano sotto vengono fortemente appiattite.
    Negli impianti di sollevamento, una fune appiattita viene (quasi) sempre scartata e distrutta perché non da più garanzie (Iso 4309, la cui prima edizione risale al 1981 e l’ultima al 2010….).

    Ci sono vari sistemi che dipendono, tra le altre cose, dal tipo di ponte (strallato o sospeso), dalle luci in gioco, dal raggio di curvatura della sella, dallo schema statico (selle fisse o mobili), ecc....

    Non so che sistema abbia adottato il Morandi per il Polcevera, purtroppo non sono riuscita a reperire una foto di dettaglio.

    certo il raggio di curvatura è abbastanza stretto!

    Nei moderni ponti strallati, i cavi passanti sulla sella, si divido in fasci che vengono incanalati in apposite guide a rastrelliera. Questo evita schiacciamenti con raggi di curvatura stretti, migliora le problematiche connesse agli attriti, facilita le ispezioni e le manutenzioni, ecc...

    In questo video al minuto 1:35 si vede molto bene:

     
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    Aggiungo qualche foto sulla costruzione degli stralli...

    tutta roba reperita in rete, in alcuni casi soggetta a copyright, pertanto Vi invito a rispettare l'eventuale Watermark.



    Qui si vede bene la sezione di uno strallo in CAP. Nella parte più interna ci sono i tiranti in acciaio armonico, mentre nella parte più esterna, separati con appositi distanziatori, sono visibili i cavi di precompressione del rivestimento in calcestruzzo.





    In queste altre immagini si vedono il sistema di passerelle per i vari montaggi con i carpentieri al lavoro, nonchè le casserature per i getti finali.





    Ed arriviamo al dettaglio dell'attacco degli stralli all'impalcato, purtroppo non si vedono gli ancoraggi, ma solo i tratti terminali dei trefoli e le staffature....


    Edited by lisa_camayana - 3/9/2018, 22:06
     
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    Ho riguardato meglio le ultime foto postate da Lisa.

    Ad un certo punto mi ero convinto che il rivestimento in cemento degli stralli fosse realizzato con conci ad U prefabbricati già muniti di guaine per i trefoli da post-tendere (da posizionate e post-comprimere successivamente). Avevo già visto, forse in questo stesso topic, le foto 3 e 4 del post di Lisa. Si vedono tra un concio e l'altro circa 20 cm se non di più di spazio.
    Pensavo che i conci prefabbricati venissero posizionati appendendoli ai trefoli effettivi dello strallo, e quindi gettati al loro interno con calcestruzzo per inglobare le guaine dei trefoli degli stralli stessi.

    Invece la foto 1, quella con l'operaio, mi fa vedere uno strallo quasi completato con tanto di paretina fermagetto in assi di legno, ma soprattutto a destra lo strallo non ancora gettato ma già rivestito dalla gabbia di armatura.
    La foto 2 fa vedere le sponde laterali dei getti degli stralli.

    Quello che però volevo farvi notare, sempre nella foto 1, è quello che sembra un lamierino con sezione di forma rettangolare sotto gli assi della paretina fermagetto, visibile anche, e per l'intera lunghezza dello strallo, in quello solamente armato a destra. Anche nelle foto 3 e 4 si vedrebbe questa sezione rettangolare/quadrata circondata dai trefoli esterni
    Ciò che mi meraviglia è che i trefoli all'interno del suddetto lamierino non sono inguainati (come invece si vede chiaramente in foto 1 lo siano quelli esterni).

    E' possibile che per consentire maggiore leggerezza agli stralli il getto prevedesse la realizzazione di una sezione "scatolare" con i trefoli "liberi" al suo interno? I trefoli dei tiranti erano dunque protetti o non protetti dal calcestruzzo come più volte asserì Morandi?
    Se essi erano disposti all'interno di un "cavedio" anche solamente l'umidità di condensa avrebbe potuto accelerarne l'ossidazione?

    Edited by zax2013 - 5/9/2018, 17:04
     
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    CITAZIONE (zax2013 @ 5/9/2018, 16:16) 
    Quello che però volevo farvi notare, sempre nella foto 1, è quello che sembra un lamierino con sezione di forma rettangolare sotto gli assi della paretina fermagetto, visibile anche, e per l'intera lunghezza dello strallo, in quello solamente armato a destra. Anche nelle foto 3 e 4 si vedrebbe questa sezione rettangolare/quadrata circondata dai trefoli esterni
    Ciò che mi meraviglia è che i trefoli all'interno del suddetto lamierino non sono inguainati (come invece si vede chiaramente in foto 1 lo siano quelli esterni).

    E' possibile che per consentire maggiore leggerezza agli stralli il getto prevedesse la realizzazione di una sezione "scatolare" con i trefoli "liberi" al suo interno? I trefoli dei tiranti erano dunque protetti o non protetti dal calcestruzzo come più volte asserì Morandi?
    Se essi erano disposti all'interno di un "cavedio" anche solamente l'umidità di condensa avrebbe potuto accelerarne l'ossidazione?

    Osservazione molto interessante e dubbio atroce!

    Se non avessero iniettato volutamente il nucleo interno sarebbe stata un'operazione - lasciamelo dire - criminale!

    Non voglio pensare che il Morandi o l'Impresa abbiano commesso un errore così clamoroso, MA....

    Un'iniezione non perfetta avrebbe avuto lo stesso risultato: se si sono formate sacche d'aria, il fascio (non uno, molti di più!) di trefoli interni sarebbe risultato subito NON protetto.

    E' forse questo il difetto "d'impacchettamento" riscontrato dai tecnici?
    Inoltre, la "bolla d'aria" riportata dai giornali come indiscrezione, interessa l'intera sezione (o buona parte di essa) di questa intercapedine?
    Se si, può essere questa la causa dell'anomalia nella "risposta" misurata e tanto temuta dal Morandi (poi confermata dagli esperti del POLIMI)?

    Per rispondere a queste domande bisognerebbe esaminare da vicino le macerie degli stralli, ma Io non sono riuscita nemmeno a individuare una foto in HD delle stesse. Sembrano essersi sgretolati....
     
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    Volevo rettificare solamente una delle cose che ho detto prima.

    Sempre guardando meglio la foto 1, lo strallo di destra, con quella gabbia che io avevo scambiato per armature, è molto più probabilmente il reticolo di tubi innocenti per poter poi fissare i casseri del getto, e per poter costituire parapetto per gli operai.

    E la sezione rettangolare che vedo, anzichè il lamierino che sicuramente si vede a sinistra, potrebbe invece essere lo strallo in cls già gettato.

    Rimane confermata però la presenza del lamierino nella porzione di sisnistra.
     
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    Nel file ripubblicato oggi da Ingenio sull'intervento del 92, ad un certo punto, viene descritta la demolizione chimica di 6 m di cls dello strallo per poter tagliare le funi originali.
    Ci sono 3 foto raggruppate intitolate " demolizione cls degli stralli". Sulla terza mi sembra di vedere chiaramente le funi portanti annegate nel cls.
    Il problema, per me, e' quello che evidenziava prima lisa: siamo sicuri che TUTTO sia stato ricoperto completamente ?
    Il grave è che sembra proprio questo il problema scoperto su pila 11: ing Camomilla (a memoria) dice che le funi erano corrose perché a causa di un " difetto costruttivo" non tutte le funi erano state avviluppate correttamente dal cls....
     
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    Per stimolare la riflessione:
    Lisa ci ha mostrato una foto dei resti della sommità dell'antenna, nel punto in cui era una delle unioni col tirante/strallo.
    In pratica un dettaglio dal medesimo punto di vista della foto successiva, che è un inquadratura verso valle:
    2018-08-14T125135Z_1_LYNXMPEE7D122_RTROPTP_4_ITALY-MOTORWAY-COLLAPSE1
    Foto.1 (Fonte Reuters)
    Vi segnalo queste due foto:
    2018-08-14T132804Z_763473986_RC17A44A1FC0_RTRMADP_3_ITALY-MOTORWAY-COL
    Foto.2
    2018-08-14T135140Z_1_LYNXMPEE7D16B_RTROPTP_4_ITALY-MOTORWAY-COLLAPSE
    Foto.3 (Entrambe Copyright: REUTERS/Stefano Rellandini)
    Le foto secondo me mostrano il solito punto di vincolo antenna/strallo, visto con un inquadratura che guarda a monte. I cavi sono attorcigliati su se stessi e attorno al lato dell'antenna, scompaiono da un inquadratura, e ricompaiono nell'inquadratura opposta.

    Premesso ciò, la mia domanda da incompetente, supponendo che quelli siano i trefoli della strallatura pura (non del CAP del tirante/strallo) e supponendo che dovessero essere immersi nel calcestruzzo o nella malta di calcestruzzo :
    a) è possibile che si sfilino da esso per una lunghezza occhiologica di più di 4 m con pochi residui di CA su e in mezzo ad essi?
    b) perché qui cavi d'acciaio sono decisamente scuri, quasi neri, mentre le armature intorno appaiono più chiare?
    c) c'è differenza tra calcestruzzo e malta di calcestruzzo?


    Proseguendo, nella riflessione Morandi a firma sua, anno 1958 (prima ancora del ponte Venezuelano di cui appunto sta esponendo il progetto), scrive, ed io capisco che continua la descrizione de "I cavi che sorpassano l'antenna...":
    CITAZIONE
    "Le guaine, entro cui sono allogati [sic] N. 100 gruppi di 30 fili di acciaio, sono costituite da una serie di tubi di calcestruzzo di alta resistenza, sollecitato fino a 200 kg/cmq., e sono coinvolte tutte insieme in un involucro sottile di calcestruzzo retinato eseguito con un processo a spruzzo."
    (R. Morandi - Atti e rassegna tecnica della società degli ingegneri e architetti in Torino - Nuova serie - A.12 - N.8 - Agosto 1958 - pag.277)

    Poi i Venezuelani (illuminati da saggezza) hanno optato per stralli a vista...

    Lo stesso Morandi del ponte sul Polcevera scrive;
    CITAZIONE
    "41. Il getto di guaine di calcestruzzo intorno ai tiranti" (pag.862)

    e
    CITAZIONE
    "3a fase - Costruzione delle guaine di calcestruzzo [...] avvenuta avendo affidato ai tiranti le asseforme che hanno poi contenuto i getti" (pag.867)

    e
    CITAZIONE
    "ritaratura di tutte le tensioni dei tiranti per l'operazione di equilibratura tra le varie quaterne di trefoli ed infine esecuzione di tutte le iniezioni dei tiranti con malta di cemento" (pag. 869)
    (da "Il viadotto sul Polcevera per l'autostrada Genova-Savona - Rivista dell'Industria Italiana del Cemento, 12-1967)

    Supposto che quello che capisco io, ovvero che attorno (ma distanziati) dai trefoli A dello strallo venivano posti altri trefoli B, annegati nel calcestruzzo al fine di avere una coazione nella guaina dei trefoli A, che poi il tutto era, alla fine dei tensionamenti di "equilibratura", riempito annegando nella malta anche i trefoli A; supposto ciò, domanda:
    c) Si riesce ad iniettare malta per tutta la lunghezza dello strallo efficacemente? Oppure è verosimile che restino delle "bolle d'aria"???

    Inoltre sospetto che con lo stesso schema costruttivo del ponte Polcevera sono realizzate le aviorimesse alitalia di Fiumicino (Per conferma bisognerebbe leggere: "Riccardo Morandi. Nuove Aviorimesse Alitalia per i Boeing 747 all’aeroporto di Roma-Fiumicino. L’industria Italiana del Cemento, June (1970) pp 453-480") si veda:
    Storia dell'ingegneria strutturale in Italia – SIXXI 4: Twentieth Century - pag. 16 (copyright: Google Books)

    Difatti Alitalia ha commissionato studi già nel 2013, si veda solgeo.it/it/progetti/#progetto-41-cat-6 et solgeo.it/it/progetti/#progetto-25-cat-8
    Con tutti i soldi che lo Stato ha dato ad Alitalia, si potrà avere i risultati dello studio su quelle strutture, o no? Potrebbe indicare di quali problemi ereditari soffrivano i geni di quella famiglia di strutture...
     
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    Ho visionato il video pubblicato dal New York Times (https:// int.nyt.com/data/videotape/finished/2018/09/1536205817/footer-16x9-1-1300w.mp4)
    Ed estratto questo:
    jpg
    jpg

    sbaglio o si vede anche l'altro vincolo in cima all'antenna e un pezzo di tirante/strallo ?

    Se fosse quello si ritrova qui inquesta foto partendo dalla base della scala a pioli e andando verso sinistra finché non si vede un gran fascio di trefoli di acciaio...

    Nella foto si nota anche un manufatto metallico, che ora forma una sorta di V incorniciata che emerge dai detriti di cemento, lo si confronti con il pezzo di "tetto" sopra il punto di attacco del tirante nella foto indicata da Lisa.

    A questo punto mi sorge una curiosità:
    d) avendosi una struttura metallica grande quanto un tavolo da 10 persone (misure occhiologiche) a 90m di altezza dal piano di campagna, pur se è in una valle, come lo si protegge dalle scariche atmosferiche?

    Edited by TDoes - 9/9/2018, 09:22
     
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    CITAZIONE (TDoes @ 9/9/2018, 08:56) 
    Ho visionato il video pubblicato dal New York Times (https:// int.nyt.com/data/videotape/finished/2018/09/1536205817/footer-16x9-1-1300w.mp4)
    Ed estratto questo:
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    sbaglio o si vede anche l'altro vincolo in cima all'antenna e un pezzo di tirante/strallo ?

    Se fosse quello si ritrova qui inquesta foto partendo dalla base della scala a pioli e andando verso sinistra finché non si vede un gran fascio di trefoli di acciaio...

    Nella foto si nota anche un manufatto metallico, che ora forma una sorta di V incorniciata che emerge dai detriti di cemento, lo si confronti con il pezzo di "tetto" sopra il punto di attacco del tirante nella foto indicata da Lisa.

    A questo punto mi sorge una curiosità:
    d) avendosi una struttura metallica grande quanto un tavolo da 10 persone (misure occhiologiche) a 90m di altezza dal piano di campagna, pur se è in una valle, come lo si protegge dalle scariche atmosferiche?

    Molto molto Bravo!

    Sembra effettivamente la sella mancate con una porzione di strallo....

    Mi riservo di guardare la foto con attenzione, prima di fare ulteriori commenti.

    Quanto alla tua domanda, non sono un'esperta impiantista, ma azzardo comunque una risposta:

    Si dovrebbero proteggere come si fa con gli alberi delle navi, ovvero con una bella "antennina" nel punto più alto

    Sbaglio?
     
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    Lisa l'antennina o volgarmente parafulmine e per i dotti "studiati" Lightning Protection System, ci dovrebbe essere secondo me.
    Eppur non si vede neppure sulle altre due pile sopravvissute... sono io che non lo vedo?
    Suggerisco la lettura (per coloro che sostengono che un fulmine nulla potesse sul ponte Morandi);
    A. Rousseau, SEFTIM1, L. Boutillon, VINCI Grands Projets2, A. Huynh, FREYSSINET3 - Lightning protection of a cable-stayed bridge
    seftim.com/wp-content/uploads/2015/11/ICLP_2006_Lightning-protection-of-a-cable-stayed-bridge.pdf
    dove si evidenzia come un fulmine abbia colpito un ponte strallato a ventaglio causando il crollo di uno strallo sull'impalcato a seguito di incendio. Fortunatamente gli altri stralli hanno sostenuto il ponte in piedi (era evidentemente un ponte iperstatico nella strallatura...) Si tratta del ponte Rion Antirion nel golfo di Corinto che secondo un'articolo giornalistico era stato colpito da un fulimine strampalato:
    "Freak horizontal lighting cut down one of the longest stay cables on the vast, five-span Rion-Antirion bridge in Greece Jan. 27" (fonte enr.com)

    Gli studiosi nello studio SEFTIM sopra citato, nelle conclusioni affermano che solitamente solo i piloni sono protetti dai fulmini... certo un ponte alto 164 metri in mezzo al mare avrà una probabilità di esser colpito superiore ad uno di 90 metri in un fondo valle... però... quanto costerà mai un buon parafulmine???

    Aggiungo una foto: jpg

    Edited by TDoes - 10/9/2018, 01:22
     
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426 replies since 19/8/2018, 19:20   28188 views
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