Il Bar dell'Ingegneria

Condannato

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    Cercherò di non essere prolisso (ma so già in principio che non ci riuscirò). Solamente i fatti.

    Premessa
    Dal 2003 a tutto il 2005 ho lavorato, come libero professionista e per conto della mia S.r.l., presso un prefabbricatore della Lombardia, gestendo il loro ufficio tecnico ed essendone responsabile di produzione.

    Per chi non lo sapesse il responsabile di produzione di uno stabilimento di prefabbricati ha le stesse mansioni/responsabilità che la norma mette in capo al direttore dei lavori delle strutture. Per tutti gli elementi prefabbricati sfornati dallo stabilimento egli esegue il controllo dei materiali impiegati e certifica la rispondenza della produzione a quanto progettato.

    Nel marzo 2005 il prefabbricatore stipula un contratto per la realizzazione di un capannone con un General Contractor che “chiavi in mano” esegue e segue per conto di un committente tutto quanto deve essere realizzato. Dalle fondazioni, fino all’ultima scossalina della copertura, passando dalla pavimentazione, agli impianti essenziali, eventuali opere civili per palazzine uffici, ecc.
    Era una società conosciuta perché prima di allora era capitato di fornirgli le strutture prefabbricate di svariati altri capannoni.

    Io svolgo la mia solita mansione: calcolista delle strutture prefabbricate in elevazione e faccio le veci del Direttore dei Lavori strutturali per tutti gli elementi prefabbricati sfornati dallo stabilimento per questa specifica commessa.
    Altri professionisti fanno da direttore dei lavori, calcolista delle fondazioni, responsabile di montaggio degli elementi prefabbricati.

    La struttura è assai semplice. Un rettangolo con solaio di copertura ordito nel lato corto con luce di una ventina di metri costituito da elementi precompressi “alari”, disposti non accostati tra loro, ma con uno spazio libero tra l’uno e l’altro fino a 3.40 m che veniva quindi coperto con lamiere sandwich curve (da uno zampino all’altro degli elementi alari), oppure con configurazione “shed” in cui le lamiere curve venivano poggiate da un lato sullo zampino dell’alare, dall’altro su “qualcosa” rialzato, in modo che entrasse luce all’interno del capannone.
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    Il fatto
    A settembre 2005, finita la produzione, metto insieme tutta la documentazione relativa a prove su calcestruzzi, acciai ordinari, acciai armonici e redigo la “Relazione a strutture ultimate degli elementi prefabbricati presso lo stabilimento XXX”, che consegno al General Contractor. Fine della storia.

    Adesso attenti alle date (10 anni di “garanzia”, un anno entro cui comunicare il danno dall’evento).

    Nel febbraio 2015 nevica. Una nevicata strana, non superiore come carichi a quelli previsti dalla normativa. Ma subito dopo la nevicata la temperatura scende di botto e la neve si solidifica diventando ghiaccio e rimanendo “attaccata” in copertura per un tempo che non è di poche ore.
    Dopo un paio di giorni, per fortuna di notte, le lastre in lamiera curva in configurazione a shed collassano, cadendo all’interno del capannone e rovinando alcuni macchinari all’interno.
    (Poco prima dei 10 anni di “garanzia”)

    Nessuno mi avvisa di nulla.
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    Gli eventi preliminari
    Il Proprietario si mette in moto. Fa redigere una perizia da un ingegnere di fiducia, il quale sostanzialmente afferma:
    1) La neve caduta generava un carico inferiore a quello previsto per norma nella zona;
    2) Gli elementi in lamiera sandwich caduti a terra si presentano con il poliuretano interno del tutto sfarinato;
    3) Gli elementi prefabbricati “alari” sono in piedi e non presentano alcun segno di dissesto.

    Con questa relazione preliminare il committente si rivolge ad un legale, fa istanza presso il tribunale che nomina un CTU per fare un Accertamento Tecnico Preventivo.

    Partecipano alla ATP i seguenti soggetti: Il General Contractor, il Proprietario, il DL, il tecnico della perizia di parte, il produttore dei pannelli sandwich.
    Anche in questo caso nessuno mi avvisa.

    Il CTU redige la sua perizia, dove sostanzialmente riscontra:
    1) Non vi era alcuna struttura a sostegno degli shed, a meno di non voler considerare struttura un infisso disposto in verticale sulla zampina di un “alare”, sul cui corrente superiore erano fissati con viti le lamiere sandwich curve poggianti all’altro estremo sullo zampino dell’alare successivo sempre fissato con viti;
    2) Riscontra la mancanza di alcune viti di fissaggio nella parte inferiore delle lamiere curve che costituiscono gli shed “in difformità alle indicazioni”;
    3) Non ne parla mai, ma di fatto non accenna ad eventuali lesioni, eccessive deformazioni, degli elementi prefabbricati di mia progettazione (perché evidentemente problemi non ne hanno avuti);
    4) Indica chiaramente che il crollo degli shed si deve al cattivo montaggio dei pannelli sandwich, pur ribadendo che lo schema strutturale “è carente”, quindi incolpa del fatto il General Contractor che li ha montati;
    5) Conclude infine la sua relazione dicendo: “epperò i tecnici che attorniavano il General Contractor avrebbero potuto e dovuto consigliarlo meglio sugli aspetti tecnici di montaggio degli shed e delle lamiere curve in genere”.

    Frase dirimente per il successivo sviluppo della faccenda.
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    La richiesta di risarcimento
    A questo punto nel febbraio 2016 (3 giorni prima della scadenza di un anno dai fatti) mi arriva lettera del legale del committente, il quale intanto mi rimprovera di non aver ancora attivato alcuna PEC, poiché in base alla legge XX me ne sarei dovuto dotare già da YY anni, e mi intima di corrispondere al suo cliente la somma di circa 2.000.000 € altrimenti mi cita in giudizio (ricostruzione della copertura crollata, riparazione/sostituzione dei macchinari danneggiati, fermo stabilimento di circa un anno).

    Chiamo il prefabbricatore, per sapere se anche loro sono coinvolti. Assolutamente no mi rispondono. Però sapevano che in quel cantiere c’erano stati dei problemi proprio con i pannelli sandwich di copertura, in cui il poliuretano si disgregava, creando bolle e disallineamenti. Tanto è vero che General Contractor e fornitore dei sandwich erano intervenuti un paio di volte per sostituire le lastre che presentavano i maggiori problemi “estetici” chiamati dal committente successivamente alla fine del cantiere.

    Vado nel sito del produttore delle lastre sandwich. Trovo una bella scarrellata pubblicitaria sul fantastico loro sistema per fare gli shed (quello aspramente criticato dal CTU – no struttura, scriveva). Successivamente, dopo un ulteriore anno, tale fantastica soluzione non è più menzionata nel sito, chissà perchè.

    Il prefabbricatore mi da anche una pessima notizia: il General Contractor nel frattempo è in liquidazione, proprio per sfuggire ad una richiesta di risarcimento danni su un altro cantiere.

    Scrivo di mio pugno all’avvocato del danneggiato.
    Gli spiego che io non sono il tecnico che poteva consigliare il General Contractor, poiché con quest’ultimo non avevo nulla a che fare. Gli spiego che io mi sono limitato a progettare gli elementi prefabbricati in c.a. e c.a.p. e nulla più; proprio quegli elementi che non hanno subito alcun danno; che non mi sono mai recato in quel cantiere perché non ne avevo motivo né tanto meno obbligo; che una volta che gli elementi prefabbricati hanno varcato il portone dello stabilimento di cui ero il responsabile di produzione non avevo più ulteriore funzione nell’ambito dell’intera fornitura (come progettista si, ma visto che i “miei” elementi non erano danneggiati...). Forse gli metto nella missiva anche uno schema a blocchi per fargli capire, dal General Contractor fino a me, la distanza siderale che c’era stata.
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    La citazione
    Dopo circa un anno, nel 2017, mi arriva la citazione. Insieme a me vengono citati il geometra Direttore dei Lavori e l’ingegnere progettista delle fondazioni che era anche direttore di montaggio di tutte le strutture ingaggiato dal General Contractor.
    Nessuna citazione al General Contractor e nemmeno al fornitore dei pannelli sandwich collassati.

    A quel punto chiamo un mio amico avvocato e gli spiego la faccenda. Chiamiamo come terzo la mia assicurazione nel frattempo allertata. Idem con patate fanno gli altri due professionisti.
    Il Giudice decide di aver bisogno di un CTU e nomina esattamente lo stesso professionista che aveva redatto lo ATP. Tutti e 3 nominiamo dei CTP. Gli avvocati della difesa in totale sono 6. I nostri 3 e quelli delle rispettive assicurazioni.
    L’avvocato mi chiede di scrivere una iniziale memoria difensiva.

    Ancora una volta, insieme al mio CTP, cerchiamo di definire il mio compito, di confinarlo e di indicare solamente ciò di cui effettivamente io mi posso assumere come responsabilità. Insieme decidiamo di non considerare le altre figure coinvolte, le loro colpe e/o omissioni, non ci importa un fico secco di loro. Dobbiamo solamente guardare al nostro “giardinetto”.

    Alla prima udienza, accettato l’incarico, il CTU decide di non dover fare alcun ulteriore sopralluogo, avendo chiara la situazione riscontrata durante la ATP, ma intende svolgere solamente una ricerca documentale tra le carte presentate in comune ed al GC (in quel momento la stessa cosa: sportelli GC interni ai comuni dove venivano semplicemente archiviate le pratiche depositate). Ovvio che la ricerca documentale era già stata fatta dal Proprietario, altrimenti non sarei stato citato.

    Il CTU trova in ordine cronologico:

    1) Tavole architettoniche di prima concessione a firma del progettista che era anche DL (geometra);
    2) Pratica strutturale con progetto fondazioni, elevazioni a mia firma, dichiarazioni di responsabilità mia (sugli elementi prefabbricati in c.a. e c.a.p. realizzati presso lo stabilimento XXX);
    3) Relazione a strutture ultimate della DL con allegata la mia relazione sulla produzione in stabilimento;
    4) Variante al progetto architettonico;
    5) Niente altro.

    La variante di cui al punto 4) fu presentata un anno dopo la relazione a strutture ultimate, si conforma al progetto strutturale (in pratica il mio prefabbricatore aveva realizzato e fatto montare un capannone più alto di quanto approvato la prima volta, facendo un abuso in buona fede. Nelle tavole la scritta: “approvando i presenti disegni il Committente dichiara che essi sono conformi al progetto architettonico approvato in comune” dovrebbe sollevare di responsabilità il prefabbricatore).
    Che valenza potesse avere una variante in corso d’opera, e non in sanatoria, quando già i lavori strutturali erano terminati da un anno, e relativi a geometria strutturale difforme all’architettonico, non mi è dato sapere. Semplicemente il CTU lo riporta senza commentarlo.

    Il CTU però segnala che, nonostante la nomina del collaudatore, il collaudo del capannone non è mai stato fatto e che quindi questo risulta privo di agibilità.
    Questo mi fa tirare un sospiro di sollievo. Il CTU stabilisce quindi che anche il committente è responsabile del danno, non può pretendere pagamenti per danni ai macchinari e men che meno la mancata produzione per un anno visto che all’interno del capannone non poteva nemmeno entrare.
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    La riunione conciliativa
    Come d’uopo il CTU prova a fare un riunione conciliativa. Nel suo studio. A 1000 km di distanza da me. Lo chiamo per chiedergli se posso partecipare in video conferenza, ma no, lui è anziano e non ha dimestichezza con questi sistemi (siamo in periodo pre-covid).
    A quel punto alla riunione partecipano tutti, e per me solamente l’avvocato della mia assicurazione. La riunione comunque si conclude con un nulla di fatto. Il CTU insiste a dire che tutti abbiamo responsabilità, tutti noi attori riteniamo invece di non averne alcuna.

    L’avvocato dell’assicurazione, sentito telefonicamente dopo la riunione, mi cita l’art. 9 della 1086, richiamata dal CTU in fase della riunione in cui si dice: “il progettista delle strutture è responsabile dell’organico inserimento e della previsione di utilizzazione dei manufatti di cui sopra (si parla di elementi prefabbricati in c.a., c.a.p. e metallo) nel progetto delle strutture dell’opera” chiedendomi lumi. Gli rispondo che come progettista delle “sole” strutture prefabbricate ho considerato i carichi derivanti da ulteriori “sovrastrutture” al di sopra delle mie, ma nulla più.

    Capisco però che gli avvocati hanno bisogno di definire con articoli di legge le varie figure. Quando gli si nominano Norme Tecniche, Circolari, ecc. vanno in tilt. Ed ovviamente anche i giudici.
    E provate voi, con i soli articoli di legge a definire cosa fa un DL strutturale, quali siano i suoi obblighi/doveri, cosa fa un collaudatore, ecc. (Il committente nomina il Direttore dei Lavori – stop, negli articoli di legge).
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    La relazione del CTU
    Il CTU redige la sua relazione. Io sono doppiamente responsabile. Mi viene affibbiata la “patente” di progettista dei cupolini caduti, poiché nella mia relazione di calcolo, nella descrizione generale delle opere scrivo: “al di sopra degli elementi in c.a.p. di copertura verranno posizionate lamiere curve sandwich, in alcuni casi con configurazione a shed” (tutto qui, con dimostrazione poi dei carichi che questi elementi hanno sugli elementi di mia progettazione). E responsabile poiché, a suo dire, sono anche Direttore dei Lavori. Accenna ad “indicazioni di posa” per i cupolini che non sono state rispettate dal General Contractor, ma mai indica dove sarebbero contenute tali indicazioni, da chi sarebbero state redatte, da chi firmate. Certamente non tra i documenti a mia firma. (Aggiungo, se c’erano indicazioni e qualcuno non le ha rispettate, perché affibbiare colpe a chi queste indicazioni le avrebbe eventualmente date?).
    Per rafforzare la sua posizione insiste nel dire che anche le lamiere sono “struttura prefabbricata” e poiché il “prefabbricatore” sono io…...
    Contabilizza infine la ricostruzione della copertura in circa 200.000 €
    Si lancia in una possibile ripartizione di questa somma tra tutti noi. Indica la “colpa” del committente al 25% (poiché opera in un capannone non agibile) ed affibbia a me il 30%, il 30% al progettista delle fondazioni (nonchè responsabile del montaggio), il 15% al geometra DL (sarà stato un paesano, chissà).

    A nulla servono le contro osservazioni che insieme al mio CTP facciamo: descrivere cosa sta sopra un elemento è forse progettarlo? O serve solamente a definire un carico sopra l’elemento che effettivamente si sta progettando? Dove sono gli elaborati grafici sui cupolini? Dove sono le eventuali verifiche? Il mio progetto è completo di caratteristiche materiali, verifiche, elaborati grafici dettagliati sugli elementi in c.a. e c.a.p. (forme, armature ordinarie, armature di precompressione), forse perché solamente di quello mi dovevo occupare?
    Perchè il CTU non cerca le stesse cose sui cupolini, visto che queste sono “strutture prefabbricate”? Come mai io, progettista a suo dire dei cupolini non ho prodotto la stessa documentazione prodotta per gli elementi in c.a. e c.a.p.?
    Visto che il CTU citava una mia dichiarazione di responsabilità (obbligatoria nella modulistica di allora per quel comune) gli faccio notare che la dicitura è “per gli elementi realizzati nello stabilimento XX”.
    Il Responsabile di Stabilimento ha si gli stessi compiti del DL strutturale, ma solamente per gli elementi realizzati in stabilimento. E certamente non ero io il responsabile dello stabilimento che ha realizzato le lamiere sandwich.
    Nelle risposte alle nostre osservazioni il CTU percorre imperterrito la sua strada, non le considera proprio. Sono considerato sempre progettista anche dei cupolini e direttore dei lavori di tutto.

    A questo punto accadono 2 cose strane (almeno per me).
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    La proposta e la richiesta del giudice
    Visto che nella riunione conciliativa non si è arrivati a nulla è il Giudice che decide di fare una sua proposta conciliativa. Scrive a noi 3, e propone una ripartizione del danno a 6 soggetti. Le tre assicurazioni contribuiranno fino ad un tot (non ricordo nemmeno quanto: intorno al 50%, forse), la rimanente parte spetta invece personalmente a noi.
    Ovviamente nessuno di noi può accettare una simile proposta.
    Intanto perché nessuno si sente responsabile dell’accaduto (è il General Contractor che ha fatto tutto, ha comprato cupolini difettati, li ha montati con lo schema “ad cazzum” del produttore delle lamiere, li ha pure montati male “non rispettando le indicazioni” e sappiamo il motivo per cui non è parte in causa essendo in liquidazione), e poi perché mai si è sentito che chiamare in causa la propria assicurazione, pagando la polizza annuale al 100%, ti comporta un pagamento da parte di quest’ultima solamente del 50%. Perchè?
    Capisco comunque che la causa sta pigliando una brutta piega per me.

    Una seconda cosa che il Giudice fa è richiamare il CTU ed aggiungere un quesito chiedendo di redigere nuova relazione. Il quesito in questione sarebbe: ed il collaudatore, che responsabilità avrebbe in tutto questo?

    Il CTU sente quindi il collaudatore. Il quale nel frattempo è andato in pensione. Il collaudatore tira fuori una missiva indirizzata alla DL, poiché proprio a seguito di una visita in cantiere era rimasto perplesso sui cupolini (certamente imbeccato in questo dal committente, mio personale pensiero), chiedendo lumi e verifiche al geometra DL.
    Missiva che non aveva mai avuto risposta. Essendo poi andato in pensione la cosa era caduta nel dimenticatoio.
    Ovviamente il CTU reputa il collaudatore colpevole anch’egli: di negligenza. Nella sua relazione spiega che dovendo redigere il certificato di collaudo entro 60 giorni dal deposito della RSU (deposito effettuato già da parecchio), avrebbe anche potuto emettere, nei tempi giusti pur non avendo ricevuto risposta alle sue richieste, certificato di collaudo negativo.
    Quindi con la solita “ritrosia” nel dare percentuali di colpa, toglie un 10% di colpa a me ed al progettista delle fondazioni e da questo 20% al collaudatore.
    Come nota a margine il CTU scrive anche che la copertura crollata nel frattempo è stata ricostruita ed anche collaudata (pare dal CTP della committenza).

    Anche in questo caso, con il mio CTP proviamo a rintuzzare le ragioni del CTU. Pare che riusciamo a convincerlo sul fatto che non può considerarmi DL, per quanto questa sua ammissione sia assai velata. Ma sul fatto che io sia stato il progettista dei cupolini, nulla da fare. A nulla vale una relazioncina di poche righe in cui il mio CTP gli dice in soldoni: “Se faccio un progetto voglio esser pagato. Se devo redigere un progetto voglio un contratto. Non c’è né l’una né l’altra cosa”. Quasi quasi il CTU si offende. Aggiungiamo anche: la ricostruzione della struttura è avvenuta con un progetto? A firma di chi? Dovesse accadere nuovamente un problema cercherete nuovamente me? Nessuna risposta in merito.
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    La sentenza
    Tutto questo raccontato in poche righe (scherzo!) è comunque durato 3 anni. Perchè partita nel 2017 la causa si trascina fino a novembre del 2020 quando viene emessa la sentenza: condannati in solido tutti e 3 i professionisti chiamati in causa!

    La sentenza contiene la bizzarria della proposta conciliativa del giudice: ovvero la somma che in solido noi 3 siamo tenuti a risarcire al committente, deve uscire dalle nostre tasche, in quanto solamente per il 20% io ho diritto al “regresso”. Sommando i regressi di tutti e 3 si arriva al 55%.
    Per chi non fosse a conoscenza di ciò che significa legalmente “regresso” dico che nemmeno io lo sapevo: semplicemente è la somma che qualcun altro può pagare al posto tuo. Quindi almeno il 45% deve uscire dalle nostre tasche.
    Il Collaudatore? Non pervenuto. Nella sentenza non se ne fa nessuna menzione.

    Ho fatto leggere la sentenza ad altri legali oltre il mio. E tutti sono sempre rimasti meravigliati del perché il giudice abbia avuto voglia di fare una cosa del genere.
     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    La richiesta d’appello
    Molto gentilmente l’avvocato del committente mi fa arrivare la sera stessa della sentenza una nota in cui, calcolati gli interessi, le spese legali, ecc. in solido dobbiamo versare 188.000 €.
    Mi da il tempo di xx giorni per raccogliere i soldi, poi procederà con le misure coercitive previste dalla legge.

    Nel giro di 15 giorni mi viene bloccato il conto corrente. Trovano solamente 1.700 € circa. Comincio a temere che possano passare a cose più “consistenti” quali il pignoramento di beni immobili (che io possiedo, ma indivisi con i miei fratelli, quindi avrei coinvolto anche loro, con mio sommo dispiacere).

    In più vengo a sapere che uno degli altri due professionisti coinvolti risulta essere nullatenente, che ha già una condanna similare sulle spalle, che sta procedendo al pagamento di altri danni con una sorta di canone mensile con il danneggiato e che molto probabilmente non metterà un soldo per il risarcimento.
    Non ha più pagato l’assicurazione professionale, per cui non è nemmeno coperto per quel 20% che il giudice magnanimamente farebbe pagare all’assicurazione. E la sua assicurazione (probabilmente presente nel 2005, poi non più pagata) fa sapere che non intende sborsare nulla.

    Decido quindi, io da solo, di procedere con il processo di appello. A me si aggregano quasi subito gli altri 2 professionisti e le 3 assicurazioni.
    Nella richiesta d’appello chiedo che venga intanto bloccata l’esecutività della sentenza di primo grado e che venga nominato un nuovo CTU.
    Nel Novembre 2021 la corte di appello rigetta entrambe le richieste e fissa una nuova udienza nel Novembre del 2022.

    A quel punto capisco che non ho più nulla da fare. Segue una lunga sfilza di mail tra il mio e tutti gli altri avvocati coinvolti, e proviamo a fare un accordo transattivo direttamente con il Proprietario dell’immobile.
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    Il finale
    A febbraio 2022 proponiamo, 2 soli soggetti (il terzo nullatenente nemmeno fa rispondere il suo avvocato) di dare al Proprietario 100.000 € (con le 2 assicurazioni che metterebbero entrambe 40.000 €, ognuno di noi gli ulteriori 10.000+10.000 € che mancano). La chiuderemmo così, e con il terzo nullatenente se la sbrigherebbe il Proprietario.

    Passano i mesi senza ottenere alcuna risposta, nonostante qualche sollecitazione fatta dai vari avvocati.
    Poco prima dell’udienza di Novembre 2022 il Proprietario si sveglia e ci fa una controfferta. Vuole un accordo transattivo con tutti e tre, ma la somma di 100.000 € non gli basta e ne vuole 140.000 €.
    La mia assicurazione si trincera nei 40.000 € (circa il 20% della somma da rimborsare, come recita la sentenza di primo grado, è un accordo transattivo che io farei di mia sponte con il Proprietario, ringrazia già che ti diamo questi!), l’assicurazione del secondo invece gli concede altri 5.000 € di “bonus”. Il terzo, coinvolto e desideroso di chiudere, magnanimamente decide che può mettere, a suggello dell’accordo, la bellezza di 5.000 €.

    A questo punto i giochi sono fatti. Si decide nell’udienza del Novembre 2022 di dire al giudice che si è in fase avanzata di trattativa, firmo l’accordo transattivo, ed aspetto che la mia assicurazione mi versi nel CC i 40.000 € promessi.
    Decidiamo tutti che il 22/12/2022 ognuno per la propria quota (io 67.500 €, l’altro 67.500 €, il terzo 5.000 €) faremo bonifico al Proprietario.

    E così accade.
    I 27.500 € mancanti, rispetto ai 40.000 € dell'assicurazione, vengono messi da me personalmente per 17.500 €, gli altri 10.000 € dalla mia società, in quel momento non messa benissimo come liquidità.

    Nell’udienza di inizio 2023 si dice al giudice che abbiamo risolto il tutto bonariamente, la causa viene archiviata, dopo qualche mese mi viene sbloccato il conto corrente, che chiudo non avendone più necessità.

    Fine della storia.
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,942
    Reputation
    +187

    Status
    Offline
    Conclusioni
    E’ passato più di un anno. Mai come quest’anno la mia S.r.l. è andata bene, abbiamo aumentato il fatturato di oltre il 50% rispetto all’anno precedente. Come dice il proverbio: “da ogni danno viene un guadagno”.
    Era solamente un problema di soldi, niente altro. Semplicemente il Proprietario voleva soldi da qualcuno, e chi meglio di professionisti dotati di assicurazione civile?

    E tutto questo non lo ho raccontato per sfogo o per piangermi addosso o per sentirmi rincuorato da qualcuno di voi. No.

    L’ho raccontato solamente per far riflettere, per dire a quelli “spocchiosi”, a quelli che pensano che con le opportune contromisure si possano risolvere a monte tutti i possibili rischi di incappare in giudizio, che purtroppo non è così.

    Basta un CTU che si incaponisca, un giudice che non capisce la materia, che i tuoi “compagni di processione” non siano del tutto adeguati e non c’è scampo per nessuno, qualunque siano le tue buone ragioni.
    Come diciamo tutti: intanto il giudice prende tutti, ma poi riesce a togliere chi non c’entra nulla.
    Non è vero, non sempre, ne ho avuto esperienza.

    Riflettete gente.
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    8,169
    Reputation
    +294

    Status
    Offline
    CITAZIONE (zax2013 @ 11/1/2024, 21:47) 
    Conclusioni
    E’ passato più di un anno. Mai come quest’anno la mia S.r.l. è andata bene, abbiamo aumentato il fatturato di oltre il 50% rispetto all’anno precedente. Come dice il proverbio: “da ogni danno viene un guadagno”.
    Era solamente un problema di soldi, niente altro. Semplicemente il Proprietario voleva soldi da qualcuno, e chi meglio di professionisti dotati di assicurazione civile?

    E tutto questo non lo ho raccontato per sfogo o per piangermi addosso o per sentirmi rincuorato da qualcuno di voi. No.

    L’ho raccontato solamente per far riflettere, per dire a quelli “spocchiosi”, a quelli che pensano che con le opportune contromisure si possano risolvere a monte tutti i possibili rischi di incappare in giudizio, che purtroppo non è così.

    Basta un CTU che si incaponisca, un giudice che non capisce la materia, che i tuoi “compagni di processione” non siano del tutto adeguati e non c’è scampo per nessuno, qualunque siano le tue buone ragioni.
    Come diciamo tutti: intanto il giudice prende tutti, ma poi riesce a togliere chi non c’entra nulla.
    Non è vero, non sempre, ne ho avuto esperienza.

    Riflettete gente.

    Dell'ultima parte non ne avevo conoscenza.
    Posso dire che ho avuto modo personalmente di esaminare le carte relative al fatto, e già allora ho trovato la vicenda grottesca, sentendomi, dato che sono stato CTP di zax, inerme e indifeso di fronte alle figure del giudice e del suo CTU.
     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    8,169
    Reputation
    +294

    Status
    Offline
    La cosa curiosa è stata che in quel periodo lui aveva bisogno di un CTP ed io anche per altra vicenda anche questa grottesca che mi aveva coinvolto. Ci siamo quindi scambiati i ruoli.
    Io sono stato assolto ma non ho voglia di raccontare poichè la cosa mi ha "segnato" profondamente.
    Mi sento quindi di ribadire quanto conclude zax:
    basta un CTU cretino, un PM che non capisce un tubo, e non c'è scampo per nessuno, qualunque siano le tue ragioni (o torti). Rimani stritolato e ben che ti vada, se ne esci, ne esci con le ossa rotte
     
    Top
    .
  15.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    8,169
    Reputation
    +294

    Status
    Offline
    Per rendere più gustosa la storia che di certo tanto gustosa per zax non è, riporto uno stralcio della relazione suppletiva di CTP:
    "----
    Considerando che le risposte e le considerazioni del sottoscritto consulente tecnico di parte dell’ing ZAX non sono state valutate ed approfondite dal CTU, eludendo egli gran parte delle motivazioni apportate, in questa nota di risposta alla bozza di supplemento si vuole, appositamente per evitare confusione al CTU generate dalle troppe argomentazioni, concentrare il tutto in una sola semplicissima questione che potrebbe apparire venale ma è quella che muove tutto.

    Legga bene il CTU quanto di seguito si esprime.
    Un professionista lavora per vivere e vuole che il suo lavoro sia retribuito. Un professionista non lavora solo per il gusto del lavoro, non redige un progetto perchè gli piace farlo indipendentemente dall’aspetto economico. Lavora e deve per questo essere onorato.
    Affinché questo possa avvenire è necessario che un committente gli conferisca un incarico in cui sia dettagliatamente specificato ciò che deve progettare e solo per quello sarà onorato.
    L’ing ZAX è stato incaricato da XYZ Prefabbricati S.p.A., tramite ABC S.r.l., come progettista strutturale degli elementi in c.a. e c.a.p. Il suo incarico non prevedeva nient’altro, ed egli non ha mai ricevuto alcun incarico aggiuntivo dalla ditta FGH S.r.l.
    L’ingegnere ZAX è stato onorato solo e soltanto per il progetto di quanto previsto nel documento di incarico e nessuno lo avrebbe mai onorato per la progettazione di elementi non contemplati in quel documento.
    Conosce quindi il CTU di quali elementi da progettare aveva ricevuto incarico l’ing. ZAX? Li ha mai elencati e dettagliati nella sua relazione tecnica?
    Poteva l’ingegnere ZAX procedere al progetto dei cupolini se nessuno lo aveva incaricato a progettarli? E se lo avesse fatto di sua sponte, a chi avrebbe dovuto sottoporre il suo onorario per il lavoro in più relativo al progetto e calcolo dei cupolini?
    E’ possibile asserire, come il CTU asserisce, che la semplice descrizione della loro presenza nella relazione di calcolo degli elementi in c.a. e c.a.p., senza nient’altro - una definizione della geometria, degli spessori, verifiche d’insieme e dei collegamenti - equivale ad assumersi la responsabilità progettuale dei cupolini crollati?
    ...."
     
    Top
    .
22 replies since 11/1/2024, 20:09   709 views
  Share  
.